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Mario Venuti reinterpreta i successi italiani in “Tropitalia”

Oggi, venerdì 17 settembre, esce Tropitalia, il nuovo progetto di Mario Venuti. L’artista siciliano si diverte a interpretare undici brani che dagli anni trenta ai duemila hanno segnato a loro modo la musica italiana.

Mario Venuti con il suo nuovo album ha dipinto un grande affresco dai colori dei tropici, amore dichiarato ed espresso sin dai tempi di Fortuna, primo singolo dell’esordio solista del 1994.

In contemporanea all’uscita dell’album, viene distribuito su tutte le piattaforme digitali anche il terzo singolo estratto dal disco, Figli delle stelle, la canzone che nel 1977 fece conoscere Alan Sorrenti al mondo intero.

Come per i due precedenti singoli, Figli delle Stelle è pubblicato in vinile bianco 45 giri, in edizione limitata. Sul lato B Il cuore è uno zingaro, brano del sodalizio Migliacci-Mattone, che vinse nel 1971 il Festival di Sanremo con l’accoppiata Nicola Di Bari / Nada.

I due singoli e video estratti in precedenza dal progetto sono stati Ma che freddo fa e Xdono.

Il disco vede la produzione artistica di Tony Canto, con contributi di Patrizia Laquidara in Maledetta Primavera e Joe Barbieri in Vita.

Il concept di Tropitalia è anche frutto della collaborazione con l’artista Monica Silva e il Creative Director Valerio Fausti, che hanno curato il progetto grafico della copertina del disco, dei quattro 45 giri in vinile che stanno accompagnando la release dell’album, e tutto il set fotografico, realizzando un’opera d’arte unica, caratterizzata da colori forti e vivaci, un tributo alla grande Carmen Miranda e al movimento tropicalista.

Mario Venuti ci guida all’ascolto del suo nuovo album

Ma che freddo fa

«Le buone canzoni puoi rigirale come vuoi, rimangono belle. Ma sfido chiunque ad aver mai pensato ad un samba per questo successo di Nada»

Figli delle stelle

«La sfida in questo album era confrontarmi con canzoni molto popolari evitando la canzone d’autore o forse cercare, al di là di ogni snobismo, valore autorale nell’universo pop di largo consumo. Qui il vestito richiama dichiaratamene il mio amore per la gloriosa epopea della bossa nova».

Quella carezza della sera

«Quando questa canzone arrivò al successo non colsi nel testo questa poetica ricerca della figura paterna. Ho cercato di marcare questo aspetto attraverso un ‘esposizione molto intimista».

Maledetta primavera

«Trasformare questa canzone in un valzer nobile è stata un’intuizione geniale del produttore e arrangiatore Tony Canto. La voce spiegata di Loretta Goggi della versione originale è stata sostituita dai sussurri sensuali di Patrizia Laquidara con cui torno a duettare dopo quasi vent’ anni».

Xdono

«Volevo inserire una canzone del repertorio pop più recente e la scelta è caduta su questo pezzo, riletto qui in chiave nordestina tra forrò, cumbia e lambada. Suggerisce un atmosfera rurale grazie alla fisarmonica che detta il ritmo. Sembra quasi di veder pascolare in giro galline e bestie da soma».

Non ho l’età (per amarti)

«Che un uomo non più giovanissimo come me si metta nei panni di un’adolescente al primo amore, crea volutamente uno spaesamento nell’ascoltatore. Si pèrdono anche i riferimenti di genere (che resta invariato, infatti canto ”sola con te”). Il vestito sonoro si avvicina alle dolci ballate sentimentali di Caetano Veloso».

Voar (Nel blu dipinto di blu)

Come far diventare, forse la più popolare canzone italiana nel mondo, un “frutto negro” di Salvador di Bahia. L’adattamento in portoghese di Franco Cava è pieno di riferimenti alle divinità africane tuttora vive in Brasile. Un tappeto incessante di percussioni, pochi riferimenti armonici e le voci delle Glorius4 che punteggiano qua e là la mia».

Vita

«Questa bellissima canzone di Mogol e Lavezzi mi piaceva già molto quando uscì negli anni ’80. Quando si cerca di confrontarsi con le versioni originali rimanendo sulla stesso piano non si può far altro che perdere. Quindi assieme a Joe Barbieri abbiamo ridotto il canto ad un sussurro intimista. Spruzzate jazz e nei ritornelli un samba reggae delicato».

Vivere

«Un salto indietro negli anni ’30. Questa composizione di Bixio viene spogliata della retorica del periodo fascista e trasformata in un samba-canção. Che un testo del genere potesse essere stato popolare ai tempi è sorprendente. Nessun inno alla famiglia e alla coppia stabile, inneggia invece alla libertà per non dire al libertinaggio».

Il cuore è uno zingaro

«Questa è stata la canzone che ha fatto partire tutto il progetto TROPITALIA. Il lockdown era appena cominciato e passavo il tempo a cantare vecchie canzoni, divertendomi a cambiarne l’armonia. Qui si va direttamente a Cuba all’epoca d’oro dei boleros. Questo inno alla libertà del cuore mi calza a pennello e ha molti legami con il repertorio di mia penna».

Una carezza in un pugno

«Ero bambino e quando ascoltai per la prima volta questa canzone mi colpì subito. Guai a mettersi a confronto con la versione del molleggiato. Più efficace mi è sembrato allargare l’armonia e lasciarla solo chitarra e voce puntando su toni suadenti e tanta saudade».