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Daniele Rotondo: “Racconto il dualismo di ognuno di noi”

Daniele Rotondo è un cantautore, compositore, polistrumentista, arrangiatore e produttore italiano. Il suo amore per la musica lo accompagna fin da bambino. Una passione che lo porta a studiare e suonare diversi tipi di strumenti, tra cui chitarra, basso, pianoforte e batteria. Ad aprile 2019 pubblica il suo primo album, Astronauta, contenente nove canzoni e incentrato principalmente sui temi delle relazioni. A distanza di due anni pubblica il secondo album, Il mondo è qui, in cui restituisce la sua personale visione del mondo odierno, le sue meraviglie e le sue contraddizioni. Un dualismo che troviamo anche nel nuovo singolo Bipolare, in radio dal 24 settembre.

Sei un polistrumentista. Quale o quali strumenti ti consentono di esprimere al meglio la tua arte?

Ho iniziato a studiare pianoforte a sei anni. Il mio strumento prediletto è sicuramente la chitarra, che preferisco anche per la composizione. Il pianoforte è invece divenuto uno strumento secondario.

Il tuo nuovo singolo è Bipolare. Hai confessato di essere molto legato a questo brano. Perché?

Bipolare è un brano molto autobiografico. Scrivo di cose che accadono a me o alle persone che mi sono vicine, ma raramente scrivo un’analisi di come sono fatto. L’ho fatto in Astronauta e in questa sono presenti pensieri che mi vengono spesso in mente. Mi trovo a combattere quotidianamente con il dualismo tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto o pensato. Lo faccio però in maniera positiva e propositiva.

In questo brano rappresenti un confronto tra situazioni diametralmente opposte che però caratterizzano la persona. Il tuo intento è rappresentare l’altalena di emozioni che ciascuno custodisce dentro di sé?

Esattamente. Ogni persona non custodisce soltanto bianco o nero, ma tantissime sfumature nelle sensazioni, nei vari momenti della vita. È giusto così perché questo permette di crescere, anche mettendosi in discussione. Il titolo Bipolare è forte perché associato alla patologia, ma volevo rappresentare invece proprio questo dualismo.

Quanto tempo della tua giornata dedichi alla musica?

Alla musica dedico tutta la mia giornata perché ho sempre un motivetto in testa. Scrivere un testo, comporre, cercare nuove soluzioni mi coinvolge dalla mattina alla sera.

Credi che le piattaforme online abbiano aiutato in qualche modo il mondo della musica oppure no?  Hanno dato modo agli artisti emergenti di farsi conoscere?

Io suonavo anche quando il web non era così presente. All’epoca si faceva molta fatica per rilasciare nuovi album e avere una certa visibilità. Tutto passava attraverso i concerti e le radio. Arrivarci era molto complicato: si doveva avere alle spalle una casa discografica e qualcuno che promuovesse l’artista. Oggi, anche grazie all’home recording e alla possibilità di mettere in rete la propria musica, è più semplice. Il rovescio della medaglia è che online si trova di tutto e diventa difficile farsi notare.

E quindi la difficoltà è anche nel proporre sempre contenuti nuovi…

Sì, prima anche le case discografiche in qualche modo fungevano da filtro. Attualmente chiunque può condividere la propria musica. Trovare i nuovi emergenti è sempre più difficile.

Raccontaci del tuo progetto Il mondo è qui. Qual è il filo rosso che lega tutti i brani?

Ci sono nove canzoni che descrivono momenti di vita che ho vissuto o ascoltato e fatti miei. Il monito principale dell’album, che si trova un po’ le tracce è contenuto proprio nel titolo: “Il mondo è qui”. È un monito a vivere il vero e reale piuttosto che credere che le piattaforme social siano ciò che la vita ha da proporre. La socializzazione quella reale è soppiantata da quella virtuale. Questo crea una serie di problematiche nelle relazioni tra le persone.

Però non è un attacco diretto ai social e al mondo di internet.

No perché il web è molto utile ad esempio per noi artisti. La rete dà una vetrina, permette di farsi conoscere, ma vivere la vita soltanto lì ha un risvolto negativo. Dovremmo tornare anche a fare qualcosa di reale solo per noi senza dover necessariamente pubblicarlo altrimenti sembra tu non abbia vissuto.

L’album è stato pubblicato ad aprile. Quali sono le tue prime impressioni? Sei soddisfatto delle risposte che stai ricevendo?

Le critiche sono state molto buone, anche con riferimento al singolo precedente, Lasciarsi andare. È stato selezionato al Tour Music Festival, ha vinto il Roma videoclip in tour e altri riconoscimenti. Ho avuto un riscontro più positivo rispetto al primo album la cui promozione è stata interrotta dalla pandemia. Anziché dedicarmi alla promozione del primo album però ho lavorato al secondo.

Il videoclip di Bipolare

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