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Rebel Bit: “La musica è stata fondamentale per rimanere vivi”

Rebel Bit

Gruppo vocale con base nella provincia di Cuneo, il curriculum dei Rebel Bit è di tutto rispetto. Giulia Cavallera, Guido Giordana, Paolo Tarolli, Lorenzo Subrizi e Andrea Trona hanno infatti già all’attivo un disco, una partecipazione a Italia’s Got Talent, cinque nomination ai Contemporary A Cappella Recording Awards di Boston e cinque A Cappella Video Awards. Dal 5 novembre è disponibile su su tutte le piattaforme digitali il loro album Come. «L’album – spiega Lorenzo – si compone di sei brani: quattro cover e due canzoni originali scritte quest’estate. Ci chiedono spesso perché facciamo cover. Nel nostro stile anche le cover diventano qualcosa di assolutamente diverso dalla versione originale».

A trainare l’album è il singolo Toccaterra, brano di Emma Nolde rivisitato in una versione emozionale che unisce il mondo della musica vocale alla sperimentazione elettronica. Di questo nuovo lavoro e di moltro altro ho parlato con Lorenzo Subrizi.

L’intervista a Lorenzo Subrizi dei Rebel Bit

Ciao Lorenzo, ci racconti come è nato il vostro progetto?

Ci conosciamo da tanti anni poichè alcuni di noi si sono formati nelle stesse accademie della provincia di Cuneo. Ci siamo specializzati nel canto e nella composizione. Nell’estate del 2017 ci siamo ritrovati perchè sentivamo la necessità di fare qualcosa di diverso da quello che avevamo fatto fino a quel momento.

 È da questo che nasce l’idea di sperimentare novità sia per vocalità che per melodia? Nei vostri brani troviamo infatti elementi che si avvicinano all’elettronica.

È proprio da questa esigenza di cambiamento che nasce l’intuizione di legare le nostre voci all’elettronica. Nello specifico questa è legata sia a elaborazioni di cose cantate da noi sul momento che a suoni extravocali che vengono inseriti successivamente. Questo grazie soprattutto ad Andrea che è il nostro sound designer e quinto elemento del gruppo.

Il 5 novembre è uscito il vostro album “Come”. Avete puntato in particolare sulla possibilità di leggere questo titolo sia in italiano che in inglese.

Il doppio nome deriva innanzitutto dal fatto che abbiamo anche una grande fetta di pubblico all’estero. Volevamo dare anche a loro una chiave di lettura. Tra l’altro metà del nostro repertorio è in lingua inglese. Inoltre sia “come” in italiano (có·me) che “come” in inglese (kʌm) simboleggiano in qualche modo il cambiamento, un viaggio verso una nuova meta.

Quanto avete lavorato a questo nuovo album?

L’idea del nuovo album è nata soltanto in questo ultimo anno e quasi a primavera inoltrata. L’anno scorso era uscito il singolo Vince chi molla che ancora non sapevamo sarebbe finito nell’album. A primavera ne è uscito un altro in cui abbiamo sperimentato un cambiamento elettronico più deciso. Da qui abbiamo deciso di produrre il nuovo album a cui abbiamo lavorato sostanzialmente questa estate.

Ascoltandolo invece si ha l’impressione che dietro ci sia un lavoro molto complesso

In realtà lo è, ma non lo sapevamo ancora. Dopo due anni così difficili avevamo voglia e bisogno di creare qualcosa di nuovo. Questa è stata per noi una motivazione fortissima per riprendere.

E infatti voi siete anche già tornati sul palco…

Sì, già l’anno scorso ci siamo esibiti soprattutto d’estate all’aperto. Quest’anno a febbraio abbiamo fatto un’esibizione virtuale per un festival a Los Angeles, ci siamo esibiti da Italia’s got talent che è andato in onda ad aprile. Poi abbiamo ripreso da ferragosto e ad oggi abbiamo fatto altre esibizioni live.

Queste date come sono andate? Avete avuto modo di presentare anche il vostro nuovo lavoro?

Sì, abbiamo presentato il nostro lavoro il 7 novembre qui nella nostra Provincia. Fino ad oggi le date sono andate bene anche se la prima esibizione dopo un anno e mezzo di fermo è stata molto impegnativa, sia da un punto di vista fisico che emotivo.

Che impatto ha avuto l’esperienza di Italia’s got talent? Vi ha aiutato a farvi conoscere?

È stata un’esperienza formativa perché abbiamo avuto modo di vivere tutta la macchina che c’è dietro. A livello umano più che artistico è stato fondamentale per rimanere vivi. Ci ha dato lo stimolo per creare poi l’album e la risposta del singolo nella nostra zona è stata grandissima. D’improvviso qui ci conoscevano, anche se ci esibiamo da anni. La televisione ha ancora questo potere, per cui se ti esibisci lì significa che sei bravo.

Invece pensate che i social possano aiutare gli artisti emergenti a farsi conoscere?

Noi cerchiamo di fare un lavoro di qualità anche sui social proponendo un’immagine curata e che trasmetta l’idea di quello che vogliamo fare. È davvero molto difficile perché i social sono imprevedibili. Creiamo contenuti di un certo tipo e magari poi non funzionano. È importantissimo il colpo di fortuna, ma sono certo che anche questo arrivi sempre per un motivo.