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La violenza di genere oggi

La violenza di genere oggi emerge più che mai a causa di due fattori principali. Innanzitutto la diminuzione del silenzio e della paura delle donne. Queste riescono infatti a trovare un sostegno nei centri antiviolenza. Inoltre l’aumento dei casi di femminicidio e violenza conseguono al vuoto d’identità creato dalle trasformazioni sociali. La donna infatti non è più relegata ad “angelo del focolare”.

Finora il patriarcato e la rottura dei modelli tradizionali di genere sono stati sufficienti a spiegare la violenza di genere. Oggi però bisogna intersecare altre direttrici che possano fornire una visione più ampia del fenomeno. È necessaria una lettura strutturale e sistemica della violenza, guardando al modello tradizionale di mascolinità costruito intorno a concetti di potere, lavoro, successo economico, omofobia. Questo modello chiarisce i casi violenza in maniera longitudinale. Consente infatti di separare i contesti sociali e storicamente differenti e spiega la durata del modello egemonico di mascolinità.

Violenza di genere come lotta per il potere

Tuttavia, in virtù di una visione olistica del fenomeno, è fondamentale guardare alla costruzione delle soggettività come punto fondamentale di partenza ovvero, come uomini e donne si costruiscono come soggetti gendered? Come le pratiche discorsive e sociali riescono a riprodurre modelli dominanti definendo i ruoli di genere?

Alcuni studi socio-antropologici vedono le moderne violenze di genere non come una rottura dell’ordine sociale, ma come una lotta per il mantenimento di alcune fantasie e identità di potere. Più la donna tenta di conquistare autonomia, più c’è una recrudescenza della violenza. Discorsi e pratiche discorsive in contraddizione tra loro in una stessa cultura che vedono l’uomo e la donna in forma dicotomica e allo stesso tempo concepiscono il genere processualmente.

In un contesto sociale dove i discorsi dominanti sul genere costruiscono le categorie di uomo e di donna come esclusive e gerarchicamente ordinate, la rappresentazione della violenza è essa stessa altamente sessualizzata e inseparabile dalla nozione di genere. Il genere, le fantasie di potere e di identità contribuiscono a generare discorsi sulla formazione delle soggettività. In conclusione, diversi fattori socio-economici e culturali contribuiscono a spiegarci nascita ed evoluzione di queste forme di violenza. Purtroppo queste spesso coinvolgono anche i minori sottoposti ad assistere a scene cruente e traumatizzanti. Si tratta della cosiddetta violenza assistita.

Le tre forme della violenza domestica

La ricerca femminista aveva studiato e sottolineato la violenza sulle donne che emerge nelle relazioni intime, svelando come terminologie come “violenza in famiglia”, “abuso coniugale” nascondano l’aspetto di rapporto di genere, ovvero la direzione sessuata della violenza, richiamando un concetto neutro, simmetrico di violenza (tra coniugi). Si tratta, invece, di violenze di “uomini” contro le “donne”.

Esistono tre tipi di violenza perpetrata in particolare nell’ambiente domestico. Innanzitutto la violenza fisica, in scala graduata (minaccia di essere colpita fisicamente, essere spinta, afferrata o strattonata, essere colpita con un oggetto, schiaffeggiata, presa a calci o a morsi, tentativi di strangolamento, soffocamento, ustione, minaccia con armi). Esiste la violenza sessuale, dove la donna è costretta a fare/subire contro volontà atti sessuali di diverso tipo (da baci/carezze imposti, palpeggiamenti, esibizionismo allo stupro, tentato stupro, rapporti sessuali con terzi, ecc.). E poi esiste la violenza psicologica, con forme di denigrazione, intimidazioni, controllo dei comportamenti, forti limitazioni economiche da parte del partner.

A cura di Antonio Papa

Leggi anche la Parte 1 – Violenza di genere: un’analisi sociologica

Parte 2 – Violenza di genere: lavoro domestico e sottomissione indotta

Leggi anche la Parte 3 – Le forme più estreme e i lati nascosti della violenza di genere

Parte 5 – Violenza di genere: una violazione dei diritti dell’umanità